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n. 01 del 02/01/2021

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Buona lettura!

Michael Schumacher, 7 anni fa l'incidente: ma lui resta il faro della Ferrari e di tutta la Formula 1

Non abbiamo avuto immagini più recenti e così ciascuno di noi continua a frequentarlo per come è stato: un uomo forte nel fisico, coraggioso nell'animo, determinato, formidabile. Continua pietra di paragone sia per la Rossa sia per chi, come Hamilton, è della sua stessa categoria. Aspettando sempre un miracolo

Tratto da Corriere della sera

Sette. Il numero è ricorrente in questo 2020. Sette titoli vinti da Lewis Hamilton, per una convivenza nel firmamento della F1, sette anni da quel 29 dicembre 2013 che l'ha fermato in una assurda trappola di neve per confinarlo in una dimensione dolente e misteriosa. Eppure, Michael Schumacher resta qui, continua a sorridere, a saltare sul podio, a correre e vincere sulle sue Ferrari. Non abbiamo avuto del resto immagini altre, diverse, più recenti e così ciascuno di noi continua a frequentarlo per come è stato. Un uomo forte nel fisico, coraggioso nell'animo, determinato, formidabile. Un distributore di gioia per chi ha il Cavallino nel cuore, grato a vita per cinque Mondiali conquistati in sequenza, tra il 2000 e il 2004. Un'irruzione nel nuovo secolo trionfale.

Battaglia interminabile

Come sta Schumi? La domanda è un tormentone ed è un tormento per chi vive al suo fianco. Respira in autonomia, combatte una battaglia interminabile, assistito da una squadra di medici, infermieri, terapisti. Nella casa di Gland, Svizzera, nella residenza di Maiorca, Spagna. Accudito da una famiglia che ha mostrato in questo tempo amaro lo stesso coraggio del marito, di papà. Sua moglie, Corinna, soprattutto, ha rivelato, nella riservatezza, un piglio ammirevole. Ha cresciuto come si deve Gina Maria, campionessa di equitazione, il carattere simile a quello di Michael; ha accompagnato il percorso agonistico di Mick, approdato ai Gran premi (debutto il prossimo anno con la Haas), dopo uno svezzamento riuscito dentro l'Accademy Ferrari. Il ragazzo ha carattere, testa, umiltà. E non ha mai nascosto il proprio orgoglio quando - inevitabilmente - compare il paragone.

La realtà e il miracolo

Corinna così come Sabine Kehm, assistente di Schumi, da sempre vicina alla famiglia, primo riferimento professionale di Mick, hanno spiegato mille volte che le comunicazioni sullo stato di salute di Schumacher vengono fornite quando è il caso. Quando una notizia nuova emerge. Non accade da molto tempo e ogni neurochirurgo sa bene che un danno cerebrale non comporta progressi certi. Superata una certa soglia si entra in una sfera ancora oscura, le speranze agganciate all'ipotesi di un miracolo. Tutto questo non ha fermato speculazioni, bugie, strumentalizzazioni. Pochi amici, gli uomini che condivisero con lui quella formidabile avventura da pista vanno a trovarlo. Tacciono. Al massimo qualche parola per ribadire un legame, una lotta che continua. Con il rischio perenne di essere fraintesi: Jean Todt che confessa di guardare una corsa in compagnia del grande campione lascia immaginare scenari possibili ma comunque fantastici, in assenza, appunto, di aggiornamenti o bollettini medici.

Il riferimento

Così, ogni anniversario comporta una pena silente e fonda. L'idea che Schumi possa ridestarsi prima o poi, che riesca a gioire delle imprese di questo figlio pronto a comportarsi come un uomo fatto, un pilota ormai maturo. Mentre le foto datate, i vecchi filmati lo riportano in pista in occasione di primati eguagliati o battuti da chi, come lui, viaggia in una stratosfera del talento, Hamilton, ovviamente. Un campione altrettanto capace e vorace, un uomo molto diverso da Schumy. Il cui esempio la Ferrari di oggi, a cominciare da Chales Leclerc, cerca di perseguire. Schumi resta il faro, il riferimento primo per ricomporre una pattuglia vincente, per riaprire un ciclo vincente. Per questo è facile e commovente parlare, scrivere di lui. Presente e vispo com'è nell'animo di chi ha imparato a volergli bene. Di chi, nel suo esempio, cerca una provvidenziale ispirazione.