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Di seguito si riporta solo un articolo che trovi all'interno di Braille News n. 19 del 09/05/2020
(articolo de il Tempo)
Beffa della fase 2
Fase 2, negozianti e partite Iva protestano: l'ultimo appello del Quinto Stato
di Franco Bechis
Come ha potuto vedere gran parte degli italiani lunedì 4 maggio all'inizio della cosiddetta fase due è cambiato assai poco nelle nostre città. Molti esercizi commerciali che erano chiusi non hanno riaperto pur potendolo fare. Invece di tornare a lavorare seguendo le nuove regole rigide loro imposte, nelle piazze di tutta Italia i commercianti hanno improvvisato flash mob, piccole manifestazioni, ovviamente con le prescritte mascherine e a debita distanza l'uno dall'altro. Al loro fianco altre partite Iva che non lavorano più dai primi di marzo e non hanno ricevuto un centesimo dalle autorità nazionali, regionali o comunali. C'erano donne, giovani e anziani con i loro cartelli e a dire il vero grande compostezza. Non hanno più nulla e manco la prospettiva di un domani possibile. Sono il nuovo quarto Stato, quello dei proletari ritratto nel celebre dipinto di Pellizza da Volpedo. Li abbiamo ribattezzati il "Quinto Stato" perché la condizione è diventata improvvisamente quella dei loro antenati, ma in un tempo ben diverso. A ridurli così è stata l'impotenza di uno Stato che ha raccontato molte frottole a tutti e pensato soprattutto alle sue categorie sociali di riferimento, che erano per altro i soli italiani a cui il Covid 19 non ha cambiato davvero nulla: statali, pensionati, percettori di redditi di cittadinanza e di assistenza sociale.
I nuovi poveri invece non hanno sponsor e padrini: sì qualcuno magari specula un po' sulla loro tragedia, ma quel conta è che alla fine nessuno li aiuta, né governo centrale né enti locali. Mi è apparso plasticamente evidente nel pomeriggio trovandomi nei pressi di Palazzo Chigi dove una decina (davvero non di più) di baristi, ristoratori e bottegai laziali erano lì da ore nella vana speranza di essere ricevuti da qualcuno della politica che conta: un membro del governo o un parlamentare. Ma nessuno se li è
filati, anche perché trovare un politico a Roma di lunedì è come cercare un ago nel pagliaio: facevano la settimana corta anche negli anni scorsi, figurarsi ora con la scusa della pandemia.
Civilissimi nel volere fare sentire le proprie ragioni quei negozianti si sono trovati davanti un muro di forze dell' ordine schierate in formazione anti -sommossa. C' era stata la voce di un arrivo di militanti di Forza Nuova per cavalcare la pro testa che era stata organizzata con un tam- tam sui social proprio per il 4 maggio, credendo nel ritorno di tutti alla libertà. Ma nessuno arrivato, salvo quel gruppetto di commercianti. E siccome la libertà ancora oggi archiviata fra le varie ed eventuali della nostra Costituzione, ognuno di quei poveretti è stato multato per 400 euro e più colpevoli di avere violato pur con le mascherine il divieto di assembramento. Avendo assistito a questa scena e pur comprendendo gli agenti che hanno fatto quel che la legge (anche se incostituzionale) loro imponeva, faccio appello alla sensibilità del prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, perché faccia quanto è in suo potere per non dare corso a quelle sanzioni. Vedere multare chi è venuto davanti ai potenti per gridare la propria disperazione e povertà è solo ingiustizia, oltre ad essere grottesco: c' era assai più assembramento nelle forze di polizia che in quel manipolo di ristoratori.
Confidando in un gesto di saggezza che non dia pena spropositata a chi è stato messo in ginocchio in questa emergenza, bisogna che qualcuno nella maggioranza si curi dei bisogni reali di questa gente. Per un principio di equità: quello che lo Stato toglie con le sue decisioni, dovrebbe essere risarcito a tutti. Ma se questo non è possibile, con un mi nimo di realismo: non si può chiedere a piccolissime imprese come queste di aggiungere debito a debito per restare in piedi e poi di riaprire con la prospettiva di incassare quando va bene un terzo di prima dopo avere speso molti soldi per riprendere il lavoro. Ogni processo di sanificazione di un locale costa 300 euro circa, e andrebbe fatto dopo ogni turno in un ristorante e più volte al giorno negli altri esercizi commerciali.
Un locale dovrebbe essere ristrutturato per riaprire, separare gli ambienti con il costosissimo plexiglass, e ridurre l' affluenza in modo sensibile per rispettare le distanze fra la clientela. Come fa a stare in piedi e a mantenere i posti di lavoro che esistevano a febbraio prima di tutto questo? La soluzione è una sola: pagare questa differenza con risorse pubbliche a fondo perduto, o scalando dalle tasse quel che costa il nuovo sistema.
Purtroppo si preferisce fare saltare in aria l' ossatura di un paese per potere imboccare uno a uno con la poltiglia del reddito di emergenza...
Franco Bechis
Braille News edizione n. 19 del 09.05.2020 contattaci per ricevere la tua copia