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Di seguito si riporta solo un articolo che trovi all'interno di Braille News n. 40 del 02/10/2020

(articolo de il Tempo)

Vannini: condanna a 14 anni per Antonio Ciontoli per omicidio volontario, 9 anni e 4 mesi a moglie e figli

La sentenza dell'appello bis a cinque anni dalla morte del 20enne, ucciso da un colpo di pistola mentre era a casa della sua fidanzata con la famiglia di lei. Il padre della ragazza: "Io unico responsabile, chiedo perdono"

di Ilaria Sacchettoni e Angela Geraci da Corriere ella sera

Vannini: condanna a 14 anni per Antonio Ciontoli per omicidio volontario, 9 anni e 4 mesi a moglie e figli

Quello di Marco Vannini, ucciso a 20 anni nel maggio del 2015 mentre era a casa della sua fidanzata, è stato un omicidio volontario. Lo hanno stabilito, a 5 anni da quella notte piena di bugie, i giudici che hanno emesso la sentenza del processo di appello bis: Antonio Ciontoli, il padre della fidanzata di Marco, è stato condannato a 14 anni; mentre 9 anni e 4 mesi sono stati inflitti alla moglie Maria e ai due figli Martina e Federico, tutti presenti nella villetta di Ladispoli al momento del delitto. Per loro il reato è concorso anomalo in omicidio volontario (qui l'articolo che spiega cosa significa esattamente secondo il Codice penale).

Dunque, a essere responsabile della morte di Vannini è stata tutta la famiglia Ciontoli. Tutti insieme. Tutti testimoni della lunga agonia di Marco che chiedeva aiuto e chiamava la madre mentre da casa Ciontoli partivano telefonate al 118 a cui venivano fornite bizzarre versioni di quello che era successo: il ragazzo stava male perché si era spaventato, stava male perché si era punto con un pettine. Invece Marco era stato colpito da un proiettile partito dalla pistola di Ciontoli.

La sentenza del secondo grado bis ha accolto dunque in parte le richieste della procura generale che aveva invocato 14 anni di carcere sia per l'ex militare dei servizi segreti Ciontoli, responsabile a suo avviso della morte del ragazzo, che per i familiari. Marco fu colpito dal proiettile per errore e poi venne ritardato l'arrivo dei soccorsi: questa era stata dal principio la ricostruzione dei pm di Civitavecchia che indagarono sulla vicenda. La pm che aveva coordinato gli approfondimenti, Alessandra D'Amore, aveva anche subìto l'avvio di un procedimento disciplinare a causa di indagini che, secondo il ministero della Giustizia, sarebbero state negligenti. In seguito il procedimento era stato archiviato per assenza di elementi a supporto dell'accusa.

La vicenda processuale del caso Vannini è stata segnata anche dalla clamorosa sentenza del primo processo di appello, nel gennaio 2019. Mentre in primo grado Ciontoli era stato condannato a 14 anni per omicidio volontario, il verdetto di secondo grado ribaltò quella sentenza stabilendo che Ciontoli avrebbe dovuto scontare solo 5 anni per omicidio colposo. Fu confermata, invece, la condanna per moglie e figli: 3 anni per omicidio colposo. La notte del 18 maggio, in realtà, nella casa del delitto c'era anche un'altra persona: Viola, la fidanzata del figlio di Ciontoli, assolta però in primo grado.

Durante l'udienza, Antonio Ciontoli ha voluto fare delle dichiarazioni spontanee: "Chiedo perdono per quello che ho commesso e anche per quello che non ho commesso. So di non essere la vittima ma il solo responsabile di questa tragedia", ha detto in aula. "Sulla mia pelle - ha continuato Ciontoli- sento quanto possa essere insopportabile, perché innaturale, dover sopportare la morte di un ragazzo di vent'anni, bello come il sole e buono come il pane. Quando si spegneranno le luci su questa vicenda, rimarrà il dolore lacerante a cui ho condannato chi ha amato Marco. Resterà il rimorso di quanto Marco è stato bello e di quanto avrebbe potuto esserlo ancora e che a causa del mio errore non sarà. Marco è stato il mio irrecuperabile errore".

"Per noi il riconoscimento dell'omicidio volontario era quasi più importante degli anni di carcere inflitti. Volevamo che lo Stato ci riconoscesse il fatto che si era trattato di un vero omicidio – ha detto all'uscita della corte d'Appello Valerio Vannini, il papà di Marco –. Questa sentenza ci rende giustizia, come ha detto mia moglie la giustizia esiste dopotutto. Ciontoli? Ho sentito poche parole di quello che ha detto. Mi sono estraniato. È una difesa che adotto per evitare troppe emozioni".

"Finalmente dopo piu di cinque anni siamo riusciti a dimostrare quello che era palese fin dall'inizio - ha detto Marina, la madre della vittima - Marco è morto in quella casa e loro non lo hanno soccorso. Se lo avessero fatto sarebbe ancora qui". Fuori da piazzale Clodio ha parlato anche l'avvocato Franco Coppi che assieme all'avvocato Celestino Gnazi ha assistito la famiglia Vannini: "È una sentenza giusta che, ragionevolmente, resisterà anche in Cassazione".


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