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Di seguito si riporta solo un articolo che trovi all'interno di Braille News n. 43 del 24/10/2020
Calenda candidato sindaco di Roma: "Il Pd non ha nomi. Raggi? Non è il male assoluto"
Il leader di Azione: "Se le primarie si fanno con numeri bassi diventano solo uno scontro tra truppe cammellate. È un discorso privo di senso in questo momento"
di Franco Stefanoni da "Corriere della sera"
Calenda candidato sindaco di Roma: "Il Pd non ha nomi. Raggi? Non è il male assoluto"
"Ci fosse stato un candidato forte e credibile, questo problema non si sarebbe posto. Sarebbe stato più facile per il Pd appoggiare uno dei loro. Ma uno di loro non c'è, e si devono accontentare... per ora a Roma sono il candidato di Azione. Se sono candidato con il centrosinistra lo deve decidere il centrosinistra". Queste le parole di Carlo Calenda a proposito della sua candidatura a sindaco di Roma, a L'aria che tira su La7. "Da parte del Pd c'è stata una visione a senso unico", ha spiegato il leader di Azione, "sono uscito dal Pd perché tutti hanno detto che non sarebbero andati con il Movimento 5 Stelle. Io sono rimasto fedele a quello che avevo detto". E le primarie? "Ritengo che quello delle primarie per Roma sia un discorso privo di senso in questo momento. Alle ultime organizzate per Roma hanno votato in 40 mila. Se le primarie si fanno con numeri bassi diventano solo uno scontro tra truppe cammellate. Ne discuterò con loro, per carità, ma è un discorso un po' privo di senso. Gentiloni e Sassoli che ora vogliono come candidati, furono bocciati dalle primarie in cui sostennero Ignazio Marino che poi il Pd ha levato. Capite?". Alla domanda se manterrà la propria candidatura se il Pd presenterà un proprio candidato, Calenda ha risposto: "Io sono in campo fino in fondo per fare un percorso più coesivo possibile. Con l'unità non solo si vince ma si governa. La città si risolleva solo se si è uniti".
In caso di ballottaggio
Nell'eventualità di non vincere al primo turno, si pone la questione del ballottaggio. Tra i dem infatti c'è chi pensa che il fondatore di Azione perderebbe contro un candidato di centrodestra. A questo, l'ex ministro dello Sviluppo economico ha risposto così: "Al ballottaggio io devo chiedere i voti a tutti i cittadini. Si crede che i cittadini fanno forse quello che gli dicono i partiti? È il bello delle elezioni comunali". Sempre tra i dem, c'è chi lo accusa di aver provocato una scissione. "Io sono uscito dal Pd, non dal gruppo Pd del Parlamento europeo Ue", è stata la replica, "questo per coerenza con il voto. Non ho fatto una scissione, non ho portato via nessuno, sono andato via da solo".
Braille News edizione n. 43 del 24.10.2020 contattaci per ricevere la tua copia